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Le tendenze monetarie dell'Eurozona suggeriscono un rischio di recessione

Simon Ward

Simon Ward

Economic Advisor


25 feb 2022

Le tendenze monetarie dell'Eurozona deponevano a sfavore della stretta monetaria della BCE prima dello shock negativo dell'invasione russa dell'Ucraina.

La crescita a tre mesi dell'aggregato M3* non finanziario, l'aggregato monetario ampio qui preso in considerazione, è ulteriormente rallentata al 4,2% annualizzato a gennaio, al minimo dal gennaio 2020 e sotto la media del 4,9% nel periodo 2015-19, quando l'inflazione IPC ha registrato una media dell'1,0% (vedi grafico 1).

L'attuale inflazione elevata rispecchia l'eccessiva crescita monetaria del 2020-2021 e le perturbazioni dal lato dell'offerta. È troppo tardi per una risposta della BCE. Tutti gli effetti secondari si esauriranno rapidamente se la crescita monetaria mantiene il recente ritmo lento.

L'ampio rallentamento monetario si è verificato nonostante l'allentamento quantitativo in corso, sollevando la prospettiva di una vera debolezza al termine del QE. La speranza è che la crescita monetaria sarà sostenuta dall'espansione del credito privato, che di recente si è consolidata (vedi grafico 1). Si può ipotizzare che la domanda di prestiti societari sia stata stimolata dal rifornimento delle scorte e che diminuirà al rallentamento di quest'ultimo.

La crescita dell'aggregato monetario ristretto (M1 non finanziario) si è a sua volta normalizzata, mentre l'inflazione elevata ha spinto il tasso di variazione a sei mesi in termini reali marginalmente in territorio negativo (vedi grafico 2). Nel periodo tra il 1970 e il 2019 ogni recessione è stata preceduta da valori negativi, anche se vi sono stati segnali errati, come nel 1994-1995 (vedi grafico 3).

Il tasso di variazione a sei mesi dei depositi della massa monetaria ristretta reale è attualmente negativo in Italia e in Germania, mentre la Francia continua ad evidenziare una certa resilienza (grafico 4).

*Posizioni M3 delle famiglie e delle società non finanziarie.

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