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Aggiornamento globale sui trend monetari

Simon Ward

Simon Ward

Economic Advisor


2 nov 2021

Nuovi dati monetari confermano una precedente stima secondo cui la crescita a sei mesi dell'aggregato monetario ristretto globale in termini reali (ad es. G7 più E7) evidenzia un ulteriore lieve rallentamento a settembre, raggiungendo il minimo dall'agosto 2019 (grafico 1). Tenendo conto dei normali tempi tecnici, questo suggerisce che l'impulso della domanda industriale globale, rappresentato dall'indice PMI dei nuovi ordini manifatturieri, s'indebolirà verso la fine del 1° trimestre 2022 e forse anche oltre.

L'aggregato monetario ristretto in termini reali sta crescendo a un ritmo analogo negli Stati Uniti, in Giappone, nell'Eurozona e nel Regno Unito, vale a dire che il contesto monetario non è più tale da lasciar prevedere performance superiori dell'economia e dei prezzi degli asset statunitensi (grafico 2).

La crescita dell'aggregato monetario ristretto in termini reali è rimasta relativamente solida in Canada (in ritardo di un mese), in Australia e in Svezia. I dati economici e/o sull'inflazione hanno sorpreso positivamente in tutti e tre i casi, innescando cambiamenti di politica monetaria da parte della BoC e dell'RBA. La Riksbank, che resta ancora accomodante, sarà la prossima a capitolare?

Nei Paesi E7 la crescita dell'aggregato monetario in termini reali rimane inferiore rispetto all'area G7, in parte per l'effetto al ribasso di Russia e Brasile, dove le politiche monetarie sono state forse inasprite eccessivamente (grafici 3 e 4).

I trend monetari sono più dinamici nelle economie emergenti dell'Estremo Oriente. L'aggregato monetario ristretto in termini reali cresce a un ritmo relativamente più rapido in Corea/Taiwan, dove ha recentemente registrato un'accelerazione, mentre in Indonesia, nelle Filippine e in Thailandia si sono verificati notevoli rimbalzi, in parte per effetto delle riaperture (grafico 5).

Ora toccherà alla Cina? Vi era il timore che le ripercussioni del caso Evergrande avrebbero portato ad un inasprimento delle condizioni creditizie, interrompendo l'incipiente ripresa della crescita monetaria a causa del modesto allentamento monetario avvenuto dal secondo trimestre. Il sondaggio di Cheung Kong di ottobre presso le imprese ha fornito dati incoraggianti in tal senso: l'indice dei finanziamenti alle imprese (una misura della facilità di accesso a fondi esterni) è lievemente diminuito, ma resta nella norma (grafico 6).

Nell'attuale dibattito riguardo al possibile assestamento dell'inflazione globale su livelli elevati, la posizione dei monetaristi è chiara: l'assestamento non ci sarà, se la crescita globale dell'aggregato monetario ampio ritornerà alla media pre-Covid.

Mentre la crescita annuale si conferma elevata, l'aggregato monetario ampio nominale dei Paesi G7 più gli E7 si è espanso a un tasso annualizzato del 6,5% nei tre mesi fino a settembre, in linea con la media del periodo 2015-19 (grafico 7). Le banche centrali non avranno bisogno di aumentare di molto i tassi di interesse per contenere l'inflazione, se questo ritmo sarà mantenuto.

La crescita monetaria è rallentata nonostante il QE ancora in corso, segnalando il rischio di mancare gli obiettivi man mano che questi programmi volgeranno al termine. Lo scenario più probabile, tuttavia, è che la situazione sia controbilanciata da una ripresa dell'attività creditizia bancaria.

Si consolida l'aumento dei prestiti erogati dalle banche commerciali statunitensi, in un contesto di sottovalutazione della ripresa a causa dell'effetto distorsivo che il condono completo dei prestiti nell'ambito del programma di protezione degli stipendi (PPP) produce sui dati complessivi (grafico 8). Dall'indagine della Fed condotta presso i senior loan officer sull'attività creditizia di luglio è emerso un aumento della domanda di prestiti; a breve saranno diffusi anche i risultati dell'indagine di ottobre.

La stessa indagine condotta dalla BCE è già stata pubblicata e ha mostrato una flessione degli indicatori relativi alla domanda di credito, che pur si attestano ancora su livelli incoraggianti (grafico 9). L'effettivo aumento dei prestiti, tuttavia, è rimasto modesto/stabile.

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