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Accenni di riduzione dell'inflazione negli Stati Uniti

Simon Ward

Simon Ward

Economic Advisor


16 feb 2022

I tassi su base annua riferiti all’inflazione IPC complessiva (headline) e a quella di fondo (core)  sono ulteriormente saliti a gennaio, rispettivamente, al 7,5% e al 6,0%. A fronte di ciò la dinamica semestrale dei prezzi è rimasta al di sotto dei picchi registrati nel periodo luglio/agosto – come si osserva nel grafico 1.

La causa originaria dell’attuale impennata dei prezzi è da individuare nell’espansione monetaria eccessiva intercorsa nel 2020-21, anche se si osserva un ritorno al ritmo pre-pandemico della crescita semestrale della base monetaria in senso ampio – (cfr. grafico 2). I dati settimanali segnalano una sostanziale stasi da dicembre, ovvero dall’avvio del tapering.

Il tasso del 6,0% su base annua riferito all’inflazione di fondo sovrastima l’inflazione sottostante, in ragione degli effetti di base e dell’incremento una tantum registrato nei prezzi delle auto. Il dato su base annua si attestava infatti solamente all'1,4% nel gennaio 2021, di conseguenza i prezzi riferiti all'inflazione di fondo sono aumentati a un tasso medio del 3,7% annuo nel corso degli ultimi due anni.

La componente IPC afferente alle auto nuove e di seconda mano è balzata al 28,1% tra gennaio 2020 e gennaio 2022, contribuendo così all’aumento dell’inflazione IPC di fondo in una misura pari a 2,5 punti percentuali – di fatto, l’incidenza delle auto arrivava al 9,1% del paniere relativo all’inflazione di fondo nel gennaio 2020.

Escludendo il fattore "auto", l'inflazione IPC di fondo è aumentata “solamente” del 2,7% annuo nel periodo compreso tra gennaio 2020 e gennaio 2022. In base a tale criterio di misurazione, l’inflazione biennale ha raggiunto un picco negli anni 2000 – come si osserva nel grafico 3.

I prezzi delle auto dovrebbero rientrare nei parametri normali, in concomitanza con un allentamento delle limitazioni sul fronte dell’offerta e un raffreddamento della domanda indotto dal caro benzina. Il recente calo significativo nelle tariffe di noleggio riferite alle auto e agli autocarri può essere un segnale premonitore (cfr. grafico 4).

Si supponga che l’inflazione IPC di fondo, depurata dal fattore "auto", aumenti del 3,5% nel corso dei prossimi 12 mesi, un valore quindi superiore rispetto al 2,7% annuo, ovvero al suo tasso di crescita a due anni. Se in tale lasso temporale si verificasse un calo del 10% dei prezzi delle auto, il tasso convenzionale dell’inflazione di fondo si attesterebbe all’1,9% nel gennaio 2023.

Con ogni probabilità, i canoni di affitto effettivi e figurativi eserciteranno una pressione rialzista sul lato dell’inflazione di fondo. Tuttavia, l’inflazione da affitti su base annua dovrebbe aumentare dall’attuale 4,4% all’8% per controbilanciare un calo del 10% dei prezzi delle auto. In realtà, l’inflazione da affitti non ha superato quota 6% dalla metà degli anni '80.

La Fed e le altre banche centrali rivolgono la loro attenzione agli indicatori retrospettivi dell’inflazione, tra cui la crescita delle retribuzioni e le aspettative (adattive) d’inflazione, più che ai trend monetari. Anche questi indicatori stanno segnalando il raggiungimento del picco: secondo i dati raccolti dalla NFIB, i piani retributivi dei lavoratori appartenenti alle piccole imprese hanno rallentato il passo a gennaio, mentre i rilevamenti dell’inflazione attesa dei prezzi al consumo raccolti dalla New York Fed mostrano un calo – come risulta evidente osservando i grafici 5 e 6.

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