Segnali di ripresa nel comparto biotech?
I titoli azionari biotecnologici hanno subito una correzione storica dall'inizio del 2021. Tuttavia le valutazioni bassissime, gli esiti positivi di sperimentazioni cliniche e la chiarezza sulla riforma dei prezzi dei farmaci potrebbero contribuire a ravvivare l'entusiasmo degli investitori per il settore, secondo il Gestore di portafoglio Andy Acker.
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In sintesi
- Il settore della biotecnologia ha ceduto fino al 75% rispetto all'intero mercato azionario dai primi mesi del 2021, il più forte ribasso mai registrato.
- Numerose aziende sono scambiate al di sotto del valore della loro liquidità in bilancio, sebbene abbiano, in alcuni casi, pipeline promettenti e/o nuovi farmaci in fase di lancio.
- La combinazione di valutazioni basse e innovazione continua ha portato a una ripresa delle fusioni e acquisizioni e alla raccolta di capitale, che potrebbero essere i primi segnali di una ripresa. La recente approvazione della legge sui prezzi dei farmaci potrebbe inoltre ridurre l'incertezza che gravava sul settore.
Informazioni importanti
Le attività del settore sanitario sono fortemente regolamentate ed esposte ai tassi di rimborso, nonché all'approvazione governativa dei prodotti e servizi, tutti fattori in grado di incidere in misura sostanziale sui prezzi e la disponibilità; inoltre, possono subire gli effetti dell'obsolescenza rapida e della scadenza dei brevetti.
L'indice S&P 500® Biotechnology Select riflette la performance delle società principalmente attive nella ricerca, sviluppo, produzione e/o marketing di prodotti basati sull'analisi genetica e su caratteristiche simili all'ingegneria genetica.
Carolyn Bigda: Andy, da un certo tempo ormai il settore biotecnologico è bloccato in un mercato ribassista. Ci sono segnali di miglioramento?
Andy Acker: Sì, ma parlare di "mercato ribassista" è un eufemismo. Il settore biotecnologico è estremamente volatile. Dalla creazione dell'indice S&P Biotech nel 2006, ci sono stati diversi mercati ribassisti o correzioni di almeno il 20%. Tuttavia questo è stato il peggiore di tutti. In media, i titoli avevano ceduto tra il 20% e il 30%. Questa volta invece abbiamo assistito a una correzione del 65%. E, cosa ancora più grave, da febbraio 2021 a giugno 2022 si è registrato un crollo di circa il 75% su base relativa rispetto al settore sanitario e al mercato. È un fenomeno senza precedenti. A nostro parere, ciò crea un'opportunità. A un certo punto oltre 200 società scambiavano al di sotto dei livelli di liquidità del bilancio, una cosa mai vista prima.
Considerato il contesto, riteniamo che sia un momento molto interessante per investire nel settore. Pensavamo che l'attività di fusioni e acquisizioni avrebbe potuto contribuire a invertire la tendenza del mercato. Molte delle principali aziende farmaceutiche si trovano ad affrontare scadenze di brevetti che si tradurranno in una significativa perdita di fatturato verso la fine di questo decennio. Quindi queste aziende dovranno sostituire le entrate perse e l'attività di M&A è un ottimo modo per farlo. In effetti, constatiamo un inizio di ripresa delle fusioni e acquisizioni. Numerosi accordi sono stati annunciati solo negli ultimi mesi, con premi non solo del 20% o 30%, ma più spesso fino all'80% o 100%. La ripresa inizia a manifestarsi.
A ciò si aggiungono alcuni dati clinici positivi. Assistiamo a progressi in aree come il cancro al seno, l'obesità, la schizofrenia, una forma importante di insufficienza cardiaca. Osserviamo dati molto positivi, in base ai quali le azioni registrano un significativo rialzo. Alcuni di questi titoli si stanno apprezzando grazie a dati positivi e le società sono quindi in grado di accedere ai mercati dei capitali. Quindi i mercati dei capitali iniziano a riaprire, i dati clinici iniziano ad essere positivi e le attività di fusione e acquisizione cominciano a riprendersi. A nostro parere si tratta di segnali positivi di una ripresa che osserviamo nel mercato biotech.
Bigda: Di recente è stata finalmente approvata la legge sui prezzi dei farmaci negli Stati Uniti. L'incertezza sulla futura riforma dei prezzi dei farmaci ha gravato a lungo sul settore. Qual è la tua opinione in merito?
Acker: Sì, alla fine siamo riusciti a far approvare la riforma sui prezzi dei farmaci. È una questione che ha pesato sul settore, in particolare negli ultimi sei anni, ma se ne parla da molto tempo, da almeno 30 anni. Ora abbiamo almeno una certa chiarezza su ciò che ci aspetta. E pensiamo che nel complesso la riforma sia gestibile.
L'aspetto migliore è che rende le terapie più accessibili per i pazienti. Una delle aree in cui si constata un vero miglioramento è il tetto massimo dei costi a carico degli anziani fissato a 2000 dollari l'anno. Oggi ci sono anziani che devono pagare di tasca propria oltre 5000 o 10000 dollari per terapie salvavita. E questo non dovrebbe mai succedere. Sono previste anche limitazioni alla ripercussione dell'inflazione sulle terapie farmacologiche. Penso che ciò possa davvero contribuire ad eliminare dal mercato le aziende che praticavano un aumento aggressivo dei prezzi.
Il terzo aspetto riguarda la negoziazione del prezzo dei farmaci, ed è probabilmente il più controverso. Alcune delle proposte iniziali, a nostro parere, sarebbero state estremamente dannose per il settore. Eravamo convinti che non sarebbero passate e fortunatamente è stato così. Il punto che ci preoccupa principalmente, e che speriamo sia risolto, è che il Congresso ha operato una distinzione tra le terapie orali, cioè le pillole che si possono prendere a casa, e i farmaci biologici, o terapie a base di grandi molecole, da somministrare in una struttura medica, ad esempio sotto forma di infusione endovenosa o iniezione. I farmaci biologici non saranno oggetto di negoziazioni prima di 13-15 anni di presenza sul mercato e pensiamo che si tratti di un periodo di tempo perfettamente gestibile da parte delle aziende del settore. Le terapie orali per gli anziani, invece, come le terapie antitumorali, sarebbero oggetto di negoziazioni dopo solo nove anni, e pensiamo che questo sia problematico per il settore. I motivi sono due: il primo è che ciò rischia di far defluire gli investimenti dalle terapie orali verso le terapie biologiche. Il secondo è che i lanci di nuovi farmaci potrebbero essere ritardati. Normalmente si cerca di lanciare una terapia antitumorale sul mercato il più rapidamente possibile, spesso per i pazienti affetti da cancro a uno stadio avanzato che non hanno più altre speranze, ma siccome si tratta di opportunità di mercato molto limitate, e le negoziazioni inizierebbero dopo solo nove anni, si potrebbero notare dei ritardi nel lancio di nuovi farmaci finché non fossero completate indicazioni più ampie e sperimentazioni cliniche più consistenti. Ciò potrebbe portare a un ritardo nel lancio di farmaci antitumorali di due o tre anni e i pazienti oncologici stanno aspettando. Si tratta di un serio problema della riforma, a mio parere, e speriamo che sia affrontato e risolto prima che abbia un impatto sugli investimenti nelle terapie per gli anziani, come quelle per il cancro.
Bigda: Quindi c'è ancora da fare per migliorare la legge, ma si spera che la riforma sia gestibile.
Acker: A nostro parere, la riforma nel complesso è gestibile e, una volta risolta la questione dei due tipi di terapia, che devono essere trattati nello stesso modo, si tratterà a nostro modo di vedere di un buon provvedimento.
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Comunicazione di Marketing.