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Non possiamo permetterci una COP26 fallimentare

Adrienn Sarandi

Adrienn Sarandi

Director of Fixed Income ESG


2 nov 2021

Adrienn Sarandi, Head of ESG Strategy & Development, presenta gli impegni a suo avviso necessari affinché la COP26 sia un successo nella lotta contro il cambiamento climatico.

In sintesi

  • Le aspettative nei confronti di una COP non sono mai state così elevate e urgenti.
  • Affinché la COP26 sia un successo è necessario un piano di azione collaborativo globale e audace.
  • È essenziale che i principali risultati includano contributi determinati a livello nazionale (Nationally Determined Contributions, NDC) più ambiziosi e più rigidi, la garanzia della realizzazione di passi in avanti concreti e la comunicazione di piani più dettagliati sulle sfide di lunga data legate al cambiamento climatico.

La 26ª Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) di Glasgow è la più cruciale delle negoziazioni climatiche, dopo la firma dell’Accordo di Parigi nel 2015. La posta in gioco, tuttavia, è molto più alta, perché se l’Accordo di Parigi riguardava le promesse, questa COP riguarderà i risultati ottenuti dai governi. Sarà la prima volta dall’Accordo di Parigi che i Paesi dovranno annunciare contributi determinati a livello nazionale (NDC) - ossia gli sforzi che le nazioni si impegnano a compiere per ridurre le loro emissioni e adattarsi agli impatti del cambiamento climatico - più ambiziosi e più stringenti. I Paesi più ricchi dovranno inoltre impegnarsi ad aiutare i Paesi più poveri a finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e a proseguire i loro sforzi in questa direzione. In programma ci saranno la definizione di linee guida settoriali per la decarbonizzazione (in particolare per i settori in cui la riduzione è più problematica), l'eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, l’obbligo di informativa della  Task Force sulle Informazioni Finanziarie legate al Clima (Task Force  on Climate-related Financial Disclosures, TCFD)* e piani di ripresa economica che favoriscano il raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nette. La COP26 rappresenterà il passo decisivo che rimuoverà i principali ostacoli alla decarbonizzazione dell’economia globale o sarà un ulteriore promemoria del fatto che l’obiettivo di azzeramento delle emissioni resta un’illusione? In quest’articolo presentiamo una sintesi delle sfide da raccogliere e spieghiamo perché non possiamo permetterci una COP senza cambiamenti reali.

*La TCFD è stata creata dal Financial Stability Board (FSB) allo scopo di migliorare e rafforzare la comunicazione di informazioni finanziarie legate al clima.

Cosa dice la scienza e quanto è grave la situazione?

È provato che le attività umane, quali la combustione di combustibili fossili, la deforestazione e l’incremento dell’agricoltura intensiva, contribuiscono all’emergere di fenomeni meteorologici estremi sul pianeta. Le conseguenze sono catastrofiche e costituiscono minacce immediate per la vita umana, animale e vegetale, in particolare le zone pianeggianti esposte all’innalzamento del livello del mare potrebbero diventare inabitabili, mettendo a rischio la produzione alimentare, la sicurezza e l’accesso all’acqua potabile.

L’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), un gruppo di scienziati diretto dalle Nazioni Unite e rappresentante 196 Paesi, ha emesso cupi pronostici ad agosto1:

  • il pianeta registra un riscaldamento in media di 1,1 °C rispetto al secolo scorso, ed entra nel periodo più caldo mai conosciuto nel corso degli ultimi 125.000 anni.
  • Anche se fossimo in grado di fermare tutte le emissioni domani, la quantità di diossido di carbonio già emessa nell’atmosfera è sufficiente a garantire effetti climatici nei prossimi trent’anni.
  • Per evitare una catastrofe climatica è necessario ridurre rapidamente la nostra dipendenza nei confronti dei combustibili fossili ed eliminare il carbonio che si è già accumulato nell’atmosfera. Un piano di azione globale collaborativo, misurabile e audace e importanti investimenti nelle tecnologie pulite sono necessari.

L’IPCC ha inoltre sottolineato che “la temperatura superficiale globale continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo in tutti gli scenari di emissioni considerati.” Gli eventi estremi legati al riscaldamento del pianeta sono dunque inevitabili nel prossimo decennio, qualsiasi intervento venga messa in atto oggi, e la gestione di questi eventi attraverso l’adattamento al cambiamento climatico sarà essenziale per tutti i settori e tutti Paesi. Ma per il periodo successivo a questo decennio, il rapporto mette in evidenza una finestra di opportunità per rallentare e persino invertire la tendenza del riscaldamento climatico, se agiamo in maniera audace fornendo tutte le condizioni necessarie: politiche governative giuste, un’efficace canalizzazione degli investimenti e cambiamenti di comportamento da parte dei consumatori.

Ciò che è importante è che gli impegni (le parole) vengano espressi nella maniera più dettagliata possibile e con obiettivi intermedi attraverso politiche (le azioni) giuridicamente vincolanti

Sono numerosi gli osservatori convinti del fatto che sia importante agire in maniera da garantire una transizione equa (Just Transation)* e una crescita economica continua senza inflazione galoppante, conflitti politici, tensioni geopolitiche e disordini sociali. Questo equilibrio non è facile da raggiungere. Stando agli operatori del mercato dei capitali, il finanziamento della decarbonizzazione dell’economia globale potrebbe costare da 4000 a 5000 miliardi di dollari all’anno fino al 2050. Di conseguenza, le aspettative affinché la Conferenza delle parti permetta la realizzazione di queste condizioni non sono mai state così grandi e urgenti.

*Una transizione equa mira a garantire il futuro e i mezzi di sussistenza dei lavoratori e delle loro comunità nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Quali interventi sono necessari per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050?

Sono sei le aree che monitoriamo attentamente e sulle quali vorremmo vedere progressi durante la COP26:

  • Un ampio numero di firmatari dell’Accordo di Parigi non ha ancora proposto alcun NDC, e tra coloro che lo hanno fatto molti sono in ritardo nella concretizzazione dei loro impegni, oppure non hanno prodotto piani dettagliati sul modo in cui contano di concretizzarli. Molti non sono nemmeno in grado di dimostrare di aver realizzato progressi tangibili nel corso degli ultimi sei anni. Inoltre, il 37% delle emissioni di gas a effetto serra è prodotto da Paesi che non hanno ancora obiettivi di azzeramento delle emissioni, stando alle ultime cifre del New Climate Institute riportate dalle Nazioni Unite.2 Gli NDC dovranno allinearsi all’Accordo di Parigi e sarebbe auspicabile che contenessero dettagli sulla realizzazione di questi obiettivi. Senza un allineamento collettivo degli NDC all’Accordo di Parigi non si potrà raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette.
  • I governi di tutto il mondo devono coordinare politiche e incentivi adeguati per garantire la transizione energetica. Se non viene fissato un prezzo sufficientemente elevato per l’inquinamento a livello mondiale, se non si comincia a rendere la combustione di combustibili fossili non redditizia, non si potrà raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette. I governi nazionali devono mettersi d’accordo sulle regole che disciplinano i meccanismi di determinazioni dei prezzi del carbonio, allo scopo di garantire che coloro che si impegnano più rapidamente verso la riduzione siano ricompensati e, soprattutto, che le famiglie e i Paesi con redditi più bassi non vengano colpiti in maniera sproporzionata. Una transizione equa è necessaria per non rallentare il processo di decarbonizzazione. È essenziale che i governi comincino ad agire su queste questioni.
  • Le autorità di regolamentazione devono coordinarsi a livello globale per creare quadri chiari, audaci ma realistici. Senza un alto grado di standardizzazione e coordinazione, le regolamentazioni faranno molto rumore ma pochi risultati.
  • I mercati emergenti e in via di sviluppo hanno bisogno di aiuto nel processo di decarbonizzazione. Ad oggi è stato difficoltoso raggiungere l’obiettivo di finanziamento di 100 miliardi di dollari all’anno e la COP26 sarà un’opportunità per le nazioni sviluppate di definire un piano più chiaro per rendere questo obiettivo raggiungibile. Maggiori aiuti climatici saranno essenziali per progredire su tutta una serie di questioni, dall’abbandono progressivo del carbone alla determinazione di obiettivi di riduzione delle emissioni più elevati, e potrebbero fare della COP26 un punto di svolta. Un certo numero di Paesi in via di sviluppo ha sottolineato che i loro obiettivi di riduzione dell’inquinamento dipendono dal sostegno delle controparti più ricche. Senza un aiuto alla decarbonizzazione del Gruppo dei 77 - un gruppo frammentato ma potente di Paesi in via di sviluppo – non si potrà raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette.
  • I consumatori devono essere incentivati in maniera chiara a prendere decisioni difficili per modificare il loro comportamento e adottare un’economia circolare a basse emissioni di carbonio. Senza cambiamenti nei modelli di domanda, in particolare nei mercati sviluppati, non si potrà raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette. È essenziale riconoscere le scelte difficili da fare e il loro impatto sugli individui.
  • I mercati finanziari devono facilitare, attraverso l’allocazione del capitale, la transizione verso un modello economico sostenibile. I governi e le autorità di regolamentazione devono fornire i segnali e le indicazioni necessarie affinché i mercati finanziari finanzino questa transizione. Si stima che sarà necessario investire almeno dai 120.000 ai 150.000 miliardi di dollari statunitensi per passare a un modello a basse emissioni di carbonio entro il 2050.3 Se non finanziamo le società e i progetti adeguati e non eliminiamo i finanziamenti verso le aziende che non vogliono o non possono operare la transizione, non si potrà raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette.

La posta in gioco non è mai stata così elevata

Gli occhi sono puntati sugli impegni che le nazioni decideranno di prendere nei confronti della riduzione delle emissioni, ma anche sui dettagli della messa in atto di tali riduzioni. Non va dimenticato che è molto facile prendere impegni verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, ma i leader politici di oggi non saranno più al potere nel 2050. Questo vale anche per i CEO che si impegnano attualmente a raggiungere un livello di emissioni zero entro il 2050: diversi team di management si susseguiranno nel corso dei prossimi tre decenni e i dirigenti di oggi non saranno responsabili della realizzazione di questi impegni. Per questo motivo è necessario avanzare su politiche concrete e non soltanto su promesse.

Affinché la COP26 sia considerata un successo, vorremmo assistere a impegni su azioni specifiche seguiti da finanziamenti per il clima per le nazioni vulnerabili e in via di sviluppo, nonché impegni internazionali sulla deforestazione, l’adattamento al clima e l’eliminazione progressiva del carbone e dei veicoli a motore a combustione interna (ICE). Inoltre, è essenziale realizzare importanti passi avanti in materia di determinazione dei prezzi del carbonio a livello globale per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro i tempi previsti. Ciò che è importante è che gli impegni (le parole) vengano espressi nella maniera più dettagliata possibile e con obiettivi intermedi attraverso politiche (le azioni) giuridicamente vincolanti.

Il finanziamento della transizione non potrà realmente iniziare se non quando queste condizioni saranno rispettate. Una politica chiara è necessaria per ridurre le incertezze che riguardano la sostenibilità, allo scopo di realizzare investimenti a lungo termine. Se i governi daranno il loro sostegno, il settore privato seguirà.

Sintesi

La COP26 e la transizione verso l’azzeramento delle emissioni sono incredibilmente complesse, piene di rischi e necessitano una collaborazione e un’ambizione globale senza precedenti tra governi, aziende e società civile. Ma il consenso di tutte le regioni e di tutti i livelli della società ad apportare cambiamenti concreti e a fornire le condizioni necessarie alla transizione si rafforza di giorno in giorno. Abbiamo bisogno di una Conferenza delle parti che permetta di rivedere il nostro modello di crescita economico fondato sui combustibili fossili, di passare ad un’economia circolare a basse emissioni di carbonio e di evitare una catastrofe ambientale, economica, sociale e finanziaria. La situazione non è mai stata così urgente e la posta in gioco non sono mai state così alte.

 

Note:

1 Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) – Climate Change 2021 – The physical science basis summary for policymakers

2 New Climate Institute, Climate action tracker, Paris Agreement turning point, 2020

3 International Renewable Energy Agency, World Energy Transitions Outlook: 1.5opathway, 2021

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