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I dividendi globali sono saliti su nuovi record nel 2019, sebbene il ritmo di crescita sia rallentato rispetto allo scorso anno

  • I dividendi complessivi globali sono saliti del 3,5%, segnando il record di 1.430 miliardi di dollari, mentre la crescita sottostante è stata del 5,4%. Il tasso di crescita complessivo è stato contenuto dalla forza del dollaro.
  • La crescita è stata trainata in particolare da Nord America, mercati emergenti e Giappone.
  • Europa e Regno Unito sono rimasti indietro rispetto alla media globale.
  • Il quarto trimestre è risultato in linea con la tendenza annuale, con una crescita sottostante del 4,8%.
  • Negli ultimi dieci anni, i dividendi distribuiti su scala globale hanno totalizzato quota 11.400 miliardi di dollari, con una crescita sottostante del 97% (7,0% all’anno).
  • Janus Henderson prevede una crescita sottostante nel 2020 del 4,0%, per 1.480 miliardi di dollari, un aumento del dato complessivo del 3,9% rispetto al 2019.

Nel 2019 i dividendi globali hanno toccato un nuovo record di1.430 miliardi di dollari, secondo il Janus Henderson Global Dividend Index la crescita complessiva è stata del 3,5%. Il tasso di crescita sottostante, che tiene conto del rafforzamento del dollaro, dei dividendi straordinari insolitamente elevati e di altri fattori tecnici del 2019, è stato del 5,4%. La crescita è attribuibile principalmente a Nord America, mercati emergenti e Giappone. Stati Uniti, Canada, Giappone, Russia e Francia hanno stabilito nuovi record annuali.

Ciononostante, a causa dello scenario economico globale più difficile nel 2019, è stato registrato il tasso di crescita più lento dal 2016. Sono rimasti indietro rispetto alla media globale soprattutto la regione Asia – Pacifico (Giappone escluso), Regno Unito ed Europa (Regno Unito escluso). Dal punto di vista settoriale, la crescita più sostenuta è attribuibile al settore petrolifero, dove i dividendi sono saliti del 10%, mentre nel settore delle telecomunicazioni le distribuzioni sono scese.

Nel quarto trimestre è proseguita la tendenza già registrata nel resto dell’anno, nonostante un lieve rallentamento del tasso di crescita in Nord America dovuto alla flessione degli utili. I dividendi del 4° trimestre sono saliti del 4,6% su una cifra record di 291,8 miliardi di dollari, che equivale a un aumento sottostante del 4,8%.

Negli ultimi dieci anni i dividendi sono cresciuti moltissimo, partendo dai bassi livelli del 2009 a seguito della crisi finanziaria. Le distribuzioni sono quasi raddoppiate (+95% il dato complessivo, +97% il sottostante), ciò significa che gli investitori orientati alla generazione di reddito nel 2019 hanno ricevuto 694 miliardi di dollari in più in dividendi rispetto a dieci anni prima. Inoltre, negli ultimi dieci anni, le società globali hanno versato agli azionisti una cifra impressionante: 11.400 miliardi di dollari in totale.

I dividendi in Nord America sono aumentati del 136% nell’ultimo decennio, secondi solo al Giappone, e hanno contribuito per metà della crescita dei dividendi in dieci anni. Nel 2019, le distribuzioni sottostanti negli Stati Uniti sono salite del 6,8%, toccando la cifra record di 490,8 miliardi di dollari, per quanto la crescita sia stata più lenta nel secondo semestre rispetto alla prima parte dell’anno. Il principale fattore di crescita è stato l’aumento dei dividendi a doppia cifra da parte di quasi ogni istituto bancario. I dividendi delle banche americane sono raddoppiati negli ultimi cinque anni soltanto, un risultato migliore di ogni altro settore. I dividendi in Canada nel 2019 sono cresciuti più rapidamente rispetto agli altri Paesi sviluppati, in aumento del 9,5% in termini sottostanti fino alla cifra record di 43,8 miliardi di dollari, in particolare grazie al settore bancario ed energetico.

Per il Giappone è stato il quinto anno consecutivo di una crescita dei dividendi record su scala globale, mentre gli altri Paesi in Asia hanno risentito del rallentamento della crescita economica mondiale e degli effetti delle tensioni sul fronte commerciale. La Corea del Sud ha riportato il risultato peggiore, mentre a Taiwan circa il 66% delle aziende ha tagliato il dividendo. I dividendi in Australia sono scesi del 3,3%, rettificati per il consistente dividendo straordinario di BHP e Rio Tinto. Il 20% delle aziende australiane ha tagliato i dividendi nel 2019, e il settore bancario è sembrato particolarmente vulnerabile. Singapore e Hong Kong hanno riportato una crescita positiva, sebbene a Hong Kong sia aumentato il numero di aziende che hanno ridotto i dividendi.

In Cina, il forte aumento di Petrochina ha fatto salire il totale del 4,4%, altrimenti i dividendi cinesi risulterebbero stabili e, come in Australia, con distribuzioni insolitamente in calo del 20%. Nel complesso, le distribuzioni nei mercati emergenti sono aumentate grazie al netto incremento delle distribuzioni in Russia.

Negli ultimi dieci anni i dividendi in Europa sono cresciuti più lentamente che in altre regioni, anche se, essendo una regione a più alto rendimento, c’è meno spazio per una crescita dei dividendi. Nel 2019 le distribuzioni europee sono scese del 2,0% a quota 251,4 miliardi di dollari, tuttavia ciò è dovuto principalmente alla brusca svalutazione dell’euro rispetto al dollaro USA. La crescita sottostante è stata del 3,8%, leggermente inferiore alla media globale, con ampie divergenze tra Paese e Paese.

Paesi Bassi e Italia hanno riportato la crescita maggiore ma la Francia è stato l’unico Paese europeo a registrare distribuzioni record. La Germania è stata la più debole tra i grandi Paesi, ma il fanalino di coda è stato il Belgio

poiché Anheuser Busch ha dimezzato le distribuzioni. Nel Regno Unito, la crescita complessiva è stata incrementata dai dividendi straordinari di Rio Tinto e BHP, mentre la crescita sottostante è stata del 2,9% soltanto, inferiore alla media globale.

Per il 2020, Janus Henderson si aspetta che la crescita complessiva venga rallentata dal calo dei dividendi straordinari, i dividendi dovrebbero comunque totalizzare quota 1.480 miliardi di dollari, con un aumento del 3,9% rispetto al 2019. In termini sottostanti, le distribuzioni dovrebbero aumentare del 4,0%.

Ben Lofthouse, cogestore Global Equity Income di Janus Henderson, ha dichiarato:

“Ad eccezione di qualche settore specifico, nel 2019 la crescita degli utili risulta rallentata in tutto il mondo a causa della perdita di accelerazione dell’economia globale. Ciò ha portato inevitabilmente a una riduzione del ritmo della crescita dei dividendi, dopo due anni particolarmente robusti. Tuttavia, la crescita continua. L’aumento sottostante del 5,4% registrato nel 2019 risulta in linea con la tendenza a più lungo termine, e dimostra che i dividendi hanno la capacità di resistere quando le economie si trovano in difficoltà. Inoltre, adottando un approccio globale al reddito, gli investitori possono sfruttare i vantaggi della diversificazione geografica e settoriale. Per il prossimo anno, il mercato prevede che l’economia globale e gli utili societari continuino a espandersi, per cui i dividendi possono crescere ancora. Il 2020 si prospetta come il quinto anno consecutivo di dividendi record”.

 

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 Note per i redattori

Janus Henderson Group (JHG) è uno dei principali gestori patrimoniali con un approccio attivo a livello globale. Il nostro obiettivo è aiutare i clienti a raggiungere obiettivi finanziari a lungo termine tramite un’ampia gamma di soluzioni di investimento che comprende azioni, reddito fisso, azioni quantitative, strategie multi-asset e alternative.

Al 31 dicembre 2019, Janus Henderson aveva un patrimonio di circa US$ 375 miliardi in gestione, oltre 2.000 dipendenti e uffici in 28 città in tutto il mondo. La società ha sede legale a Londra ed è quotata presso la New York Stock Exchange (NYSE) e l’Australian Securities Exchange (ASX).

 

Metodologia

Ogni anno Janus Henderson analizza i dividendi distribuiti da 1.200 società ad ampia capitalizzazione (al 31/12 prima dell’inizio di ogni anno). I dividendi vengono inseriti nel modello alla data del relativo pagamento. I dividendi vengono calcolati al lordo utilizzando il conteggio delle azioni medio alla data del pagamento (si tratta di un’approssimazione, poiché nella pratica le società stabiliscono il tasso di cambio leggermente in anticipo rispetto alla data del pagamento) e convertiti in dollari (USD) al tasso di cambio prevalente. Quando viene offerto uno scrip dividend, attraverso l’attribuzione di azioni, si presuppone che gli investitori optino per ricevere il 100% come liquidità. Questo sovrastima leggermente la liquidità distribuita ma riteniamo che sia l’approccio più proattivo per gestire gli scrip dividend. Nella maggior parte dei mercati tale approccio non produce differenze sostanziali, anche se in alcuni, in particolare nei mercati europei, l’effetto è maggiore. La Spagna è uno di questi. Il modello non tiene in considerazione il flottante, dal momento che mira a rilevare la capacità delle principali aziende quotate del mondo di versare dividendi, indipendentemente dalla relativa base azionaria. I dividendi relativi ai titoli che non rientrano tra i maggiori 1.200 sono stati stimati utilizzando il valore medio di questi pagamenti rispetto ai dividendi delle large cap per il periodo quinquennale (utilizzando come fonte i dati dei rendimenti indicati). Questo significa che sono stimati a una percentuale fissa del 12,7% dei dividendi globali totali delle principali 1.200 aziende; pertanto, nel nostro modello, hanno il medesimo tasso di crescita. Non è dunque necessario effettuare ipotesi infondate circa il tasso di crescita dei dividendi delle società minori. Tutti i dati grezzi sono stati forniti da Exchange Data International e l’analisi è stata condotta da Janus Henderson Investors.